B., una donna di 44 anni, venne da me per un problema di ansia. Aveva un lavoro soddisfacente ed un compagno premuroso. Soffriva da anni di una lieve forma di depressione, che teneva sotto controllo attraverso i farmaci ed un sostegno psichiatrico.

I suoi genitori erano anziani, ancora autosufficienti, ma comunque necessitavano di un supporto per gestire le situazioni pratiche della quotidianità, come andare a fare la spesa e pagare le bollette.
B. aveva una sorella minore, che abitava a 300 km di distanza e che vedeva raramente.
Una volta B. mi raccontò che la sua ansia era diventata più pronunciata quando lei e il suo compagno avevano cambiato casa, trasferendosi in un appartamento all'ultimo piano di un palazzo, avente quattro balconi.
B. mi confidò di essersi resa solo allora conto di quanto soffrisse di vertigini e che non riusciva a controllare questa paura, che si era trasformata in ansia. Provammo a cercare insieme l'origine di questa fobia, a rintracciare da dove poteva derivare.
Durante un colloquio, quando affrontammo l'argomento "famiglia di origine" e risalimmo fino ai nonni ed oltre, B. mi raccontò che la sua bisnonna materna era morta lanciandosi dal terrazzo di casa sua, posto al terzo piano. Lei seppe relativamente tardi della vicenda, quando era già un adolescente, ma questa informazione condiziono la sua sfera emotiva, in virtù del fatto che anche sua madre aveva tentato questo gesto quando B. era una bambina, mentre lei era a scuola, ma apprese quello che era successo da una conversazione tra i suoi genitori, che non pensavano di essere ascoltati.
Stabilire da dove nasce una fobia è relativamente importante, ma comprendere le conseguenze che questa produce nella vita di una persona appare di estrema rilevanza.
Possiamo ipotizzare che la depressione di B. fosse di natura genetica, ereditata per via materna e che la sua fobia per l'altezza fosse in qualche la conseguente difesa al comportamento della bisnonna e della madre.