La famiglia multiproblematica
La famiglia multiproblematica ad alto rischio psicosociale
E’ possibile parlare di famiglia multiproblematica ad alto rischio psicosociale, quando uno o più componenti del nucleo familiare manifestano disturbi di tipo psicologico, fisico e sociale, tali da sconvolgere gli schemi della famiglia e richiedere l'intervento dei servizi sociali e sanitari. La famiglia multiproblematica è quindi definita tale quando, attraverso i suoi vari componenti, stabilisce molteplici rapporti con vari servizi socio-assistenziali e socio-sanitari.
Spesso però le famiglie problematiche non si rivolgono spontaneamente agli operatori ed, a volte, non riconosco neppure la necessità di un intervento esterno. Piuttosto tendono a richiudersi in se stesse. In Italia la conoscenza della diffusione delle famiglie multiproblematiche e dei relativi rischi psicosociali risulta ancora faticosa.
La famiglia presenta percorsi particolari e differenti dall’antico modello, per cui si stanno costituendo nuclei familiari molteplici: dalle famiglie di fatto, alle famiglie unigenitoriali, alle famiglie ricostituite ed alle famiglie provenienti da altre culture, fino ai single che chiedono di adottare o di procreare tramite donazione genetica. La conseguenza di tale situazione può essere la modificazione del ruolo genitoriale. Cambiando infatti i membri del nucleo familiare cambiano sia le relazioni sia la percezione dei ruoli, con ricadute sul grado di appartenenza dei membri verso la famiglia. Gli impegni lavorativi, la loro eventuale precarietà, ed il tempo dedicato ad “occupazioni” fuori dalla famiglia riduce la capacità di ascolto verso i figli, scompare la preponderanza di una figura genitoriale, come un tempo la madre, per cui, come dimostrato anche da indagini statistiche, viene rappresentata la difficoltà dei genitori di farsi ascoltare, cui consegue la mancanza di rispetto del loro ruolo, come se la figura di genitori stesse perdendo autorità ed autorevolezza.
Tra i disturbi psicologici, fisici e sociali, le cause più frequenti fonte di multiproblematicità nella famiglia sono: alcolismo, tossicodipendenza, situazioni negative prolungate, come la perdita del lavoro, fasi di conflittualità relative a situazioni di separazione o divorzio, morte di un familiare o di una persona cara.
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I livelli disfunzionali della famiglia multiproblematica ad alto rischio psicosociale: contesto abitativo, contesto lavorativo, salute fisica e psichica dei componenti, grado di isolamento della famiglia nel tessuto comunitario, livello di caos nella comunicazione tra i componenti. Ogni contesto andrebbe analizzato e preso in considerazione per attivare delle soluzioni concrete.
Caratteristiche fondamentali della famiglia multiproblematica: profondo isolamento della famiglia, espressione della incompetenza sociale delle figure genitoriali, rivolta sia verso l’esterno della famiglia sia verso l’interno. I ruoli genitoriali non sono adeguati ai bisogni di sviluppo dei figli e non funzionano come modelli che forniscono regole o ruoli cui identificarsi.
La comunicazione è caratterizzata dalla mancanza d’abitudini ad ascoltarsi, dalla riduzione del dialogo verbale, dalla scarsa comunicazione affettiva gestuale, dalla confusione comunicativa, dovuta anche al volume della voce, che ha come effetto immediato la squalifica di chi parla in quel momento. Il disagio e l’ansia sono sentimenti diffusi fra i vari membri e creano continue situazioni conflittuali sia all’interno della famiglia, che all’esterno. I genitori spesso posseggono una bassa istruzione, uno scarso livello lavorativo, che li portano ad accedere a lavori di bassa manovalanza e di precariato.
I bambini nella famiglia multiproblematica
Questo tipo di famiglie possono trasformarsi senza saperlo e senza volerlo, in famiglie maltrattanti. Con le loro azioni e le loro carenze, gli adulti turbano gravemente il bambino, attentando alla sua integrità psico-corporea, al suo sviluppo fisico, affettivo, intellettuale e morale. Questo tipo di genitori hanno di conseguenza una percezione negativa dei loro bambini, li considerano più irritabili e più esigenti degli altri, cosicché i figli diventano fonte di stress. Gli adulti, che di fronte ad uno stress, reagiscono con risposte emotive eccessive, possono diventare collerici, irritabili, violenti e come conseguenza sono inclini all’abuso. Per effetto, gli adulti che di fronte ad uno stress reagiscono con una povertà di risposte emotive, manifestano comportamenti di trascuratezza. Sono genitori che di fronte ai bisogni di affetto dei figli, si difendono con l’indifferenza rifiutando il contatto fisico.
I Servizi territoriali possono aiutare a prevenire i momenti di crisi acuta, che provocano nelle famiglie comportamenti aggressivi di maltrattamento o abuso sui minori. Solo dopo che i Servizi hanno offerto una risposta ai bisogni concreti della famiglia si stabiliscono, con i suoi membri, dei rapporti di simpatia e di fiducia. Questo momento è decisivo, perché determina un’apertura del nucleo familiare verso il sociale.
In sintesi, i punti di vista per dare una definizione all’evento critico sono due: quello riferito all’individuo, che va in crisi e quello riferito al sistema dove l’individuo è inserito (sistema famiglia e sistema comunità).
La crisi di una famiglia è determinata al suo interno da una carica conflittuale ed emozionale notevole che si travasa al di fuori dei suoi limiti, verso la Comunità. Le situazioni di crisi sono costituite essenzialmente da un problema di conflitti da gestire (scontri, violenze, abusi, tentati suicidi), ovvero fenomeni carichi di emozioni da controllare.
Il pensare ed il riflettere sulla crisi significa definire la crisi come problema nei suoi aspetti conflittuali, identificare chi è coinvolto nella crisi (famiglia, istituzioni, rete di parentela, rete di amicizie), circoscrivere e delimitare i contorni della crisi, stando attenti a non allargare il cerchio di persone coinvolte, bensì a restringerlo.
Agire rispetto alla crisi, significa costruire un progetto che tenga conto dei bisogni (parta dai bisogni) di ciascun elemento della famiglia, definire una priorità rispetto ai bisogni dei soggetti più deboli, potenziare i fattori protettivi dal microcosmo familiare al macrocosmo sociale, quali il ruolo di protezione, accudimento, cura da parte di tutti gli adulti a diverso titolo coinvolti, costruire un progetto che, nei primi momenti definisca ed attivi i ruoli di ciascun elemento significativo della Comunità in relazione ai bisogni.