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La genitorialità in adolescenza

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La genitorialità in adolescenza

Il fenomeno della genitorialità in adolescenza è stato molto studiato nella letteratura scientifica, ed è stato affrontato da diverse prospettive, al fine di capirne non solo le conseguenze, ma anche i significati che esso sottende.
La genitorialità di per sé è un fenomeno molto complesso, che produce tutta una serie di effetti e trasformazioni nei neo-genitori ancor prima della nascita del bambino.
Da questa considerazione, possiamo immaginare che quando la complessità della genitorialità s’intreccia con la complessità dell’adolescenza, il quadro d'insieme risultante sia quanto mai articolato e sfaccettato.
L’adolescenza è considerata come una fase del ciclo di vita in cui il giovane deve costruire una nuova immagine di sé e una nuova identità, attraverso l’elaborazione del lutto nei confronti del corpo infantile e attraverso la rinuncia agli oggetti d’amore originari, i genitori, per passare a nuovi oggetti libidici eterosessuali.
Come evidenziato da Blos (1962, 1979), sviluppando i concetti di M. Mahler sullo sviluppo del rapporto madre-bambino, l’adolescenza comporta un secondo processo di separazione e individuazione, in cui il compito principale dell’adolescente è di distaccarsi dagli oggetti internalizzati (i legami con i genitori) per amare oggetti esterni ed extra-familiari.
Questa fase di transizione dall’infanzia all’età adulta non è mai semplice, ma nemmeno necessariamente patologica, né per l’adolescente né per i suoi genitori, che non sanno più chi hanno davanti.
Caratteristiche dell’adolescente sono l’ambivalenza e l’acting-out. Per ambivalenza intendiamo quella caratteristica, tipica dello status adolescenziale, necessaria per raggiungere l’autonomia individuale; essa si manifesta come un’alternanza tra uno sprezzante spirito d’indipendenza e un atteggiamento regressivo verso la dipendenza infantile.
L’acting-out è un meccanismo di difesa che si manifesta nella tendenza ad agire senza riflettere o senza apparente considerazione per le conseguenze negative dell’azione. Gli agiti dell’adolescente possono essere causati da conflitti, ma possono anche essere l’espressione della necessità di un cambiamento. La gravidanza in questo senso può essere l’esito di un agito.
Come sostiene A. Maltese, la prematurità dei rapporti sessuali tra gli adolescenti rappresenta una fuga nell’agire, volta ad evacuare i fantasmi inaccettabili mobilitati dalla pubertà; questi rapporti testimonierebbero la difficoltà della mente adolescente a coniugare corpo infantile e corpo pubere e a rappresentarsi nella nuova immagine genitale.
Se da un lato, la gravidanza può rispondere al desiderio tipicamente adolescenziale di dimostrare che il proprio corpo è in grado di funzionare come quello materno, allo stesso tempo può rappresentare un modo di sfuggire alle complesse dinamiche di separazione e d’individuazione nei confronti dei propri genitori, ma più specificatamente nei confronti della loro madre.
L’intrecciarsi delle complesse dinamiche della gravidanza con i cambiamenti tipici dell’età adolescenziale, rende particolarmente difficile la costruzione dell’identità materna, che va a sovrapporsi a quell’immagine di sé come donna, anziché essere la naturale continuazione.
Alcune linee di pensiero, come la prospettiva transazionale, considerano la gravidanza in adolescenza un fattore di rischio per lo sviluppo sano del bambino. Essa però non è solo un fattore di rischio in sé, ma anche l’esito di altri fattori di rischio, come fattori di rischio sociali, ambientali, familiari o culturali.
Le ricerche sulla genitorialità in adolescenza indicano una significativa presenza di traiettorie negative nelle interazioni precoci tra madri e bambini. Le madri adolescenti sono molto più frequentemente soggette a sintomi depressivi, abuso di sostanze ed episodi di maltrattamento nei confronti dei figli rispetto alle madri adulte. Inoltre, i figli di madri adolescenti mostrano un maggior numero di deficit cognitivi e socio-emotivi nel corso dello sviluppo. Questo perché le madri adolescenti stabilirebbero relazioni genitoriali più povere, caratterizzate da una estrema limitazione delle comunicazioni verbali, da tendenze punitive e da una frequente svalutazione delle competenze cognitive e comunicative del bambino.
Le madri adolescenti esprimono un maggior numero di emozioni di segno negativo e i loro bambini, all’interno di situazioni che producono disagio, piangono di meno e mostrano una minore quantità di rabbia.
Ci sono studi che dimostrano che in alcuni casi la maternità in adolescenza può portare ad esiti negativi, come il rischio di nascite pretermine, basso peso alla nascita, e ad alta mortalità legate alla gravidanza e parto.
La letteratura ci dice che le giovani donne che diventano madri durante l’adolescenza, in genere, hanno meno successo rispetto alle madri più grandi nel raggiungimento di una buona educazione per i loro figli, in genere vivono in condizioni di maggior disagio economico, e hanno la più alta probabilità di essere genitori single.
Per queste giovani donne, la famiglia d’origine, in particolar modo la madre (nonna), assume un ruolo importante, in quanto può agire come fattore protettivo, e quindi di sostegno alla madre adolescente, ma può anche essere un fattore di rischio, specie in quei casi in cui la nonna tenda a sostituirsi alla madre nel ruolo di caregiver primario del bambino.
La letteratura sulla genitorialità in adolescenza si è concentrata prevalentemente sul ruolo materno, come fattore che maggiormente influisce sullo sviluppo del bambino, trascurando spesso il ruolo paterno, ma anche l’importanza di considerare entrambi i partner contemporaneamente in quanto co-genitori. In uno studio condotto da P. Florsheim e A. Smith (2005), in cui si esaminava il comportamento della coppia genitoriale adolescente verso il bambino e lo si confrontava con un precedente studio simile, ma con coppie adulte, si è messo in luce che la qualità del comportamento della madre in attesa verso il suo partner prediceva il comportamento paterno al follow-up. In altre parole, i padri sembravano trattare i loro figli in un modo che riflette come loro sono stati trattati dalle proprie partner. Inoltre, ad una analisi più dettagliata si è evidenziato che un clima interpersonale ostile tra i partner è probabile che si riversi sul rapporto genitore-figlio.
Come già detto, la ricerca sulla genitorialità adolescenziale ha ignorato il ruolo dei padri adolescenti. Per tale motivo, l’obiettivo dello studio di Stacy D. Thompson e Christine A. Johnson (2009), era quello di individuare i fattori di rischio e protezione che riguardano gli uomini che diventano padri da giovani, confrontando quattro gruppi etnici: bianchi, neri ispanici e nativi americani. In genere, scrivono le autrici, la maggior parte delle gravidanze e delle nascite durante l’adolescenza si verificano al di fuori del matrimonio e molto spesso accade che i padri non sposano la madre del loro primo figlio; inoltre questi padri hanno più partner sessuali ed usano in modo inconsistente il preservativo. Per quanto riguarda la loro storia familiare, i padri adolescenti hanno più probabilità di provenire da famiglie con un basso status socio-economico, di non avere una fissa dimora o di descrivere il loro ambiente come instabile. Inoltre, è probabile che i loro genitori non abbiano raggiunto un buon livello d’istruzione e spesso loro stessi hanno difficoltà a scuola. Infine, i padri adolescenti hanno maggiori probabilità di aver commesso atti delinquenziali o/e di fumare, bere alcolici e di avere sperimentato LSD, marijuana, cocaina o altre droghe. Dallo studio è emerso che: essere sposati, lo status di povertà, vivere con un padre single, l’uso di marijuana da giovani e le attività illegali erano significativamente correlati ad un aumentato rischio di paternità adolescenziale. L’educazione del padre, e il vivere in una zona rurale, erano invece significativamente correlati a una diminuzione del rischio di paternità adolescenziale. Inoltre, la povertà e il vivere con un padre single aumentavano la probabilità di diventare un padre adolescente. Quando parliamo di genitorialità in adolescenza dobbiamo sempre aver presente nella nostra mente che si tratta di un fenomeno assai complesso, in cui ogni variabile gioca il proprio ruolo e per tale motivo deve essere presa in considerazione, sia nell’analisi del fenomeno sia nella progettazione di interventi.


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