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Ansia come vantaggio secondario

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Molto spesso capita che le persone si rivolgano allo psicologo per un problema che li affligge e che questo non sia il reale disagio, o quanto meno rappresenti la punta dell'iceberg di una condizione in cui non si sentono a loro agio.

Questo è il caso di C., una donna di 41 anni, sposata con due figli di 9 e 5 anni.
La signora venne da me per un problema di ansia che la angosciava, che avveniva in vari contesti e che si manifestava principalmente quando aveva a che fare con la propria famiglia di origine, in particolar modo con la madre, che la aiutava poco con i figli e che pretendeva che la accompagnasse a fare la spesa ed altre commissioni di varia natura.
C. apparentemente aveva un lavoro che le piaceva, un marito affidabile e premuroso a cui appoggiarsi, due splendidi bambini e la tranquillità economica. Non aveva ancora imparato a gestire la madre, questo è vero, ma aveva un problema più serio, che emerse solo dopo alcune sedute e che le causava gli episodi di ansia, ovvero l'obesità da cui era afflitta. Sin da bambina era sempre stata obesa. Si ricordava di mangiare in continuazione, di avere la sensazione di avere sempre fame.
Rammentava una madre presa dal fratello minore ed un padre spesso fuori per lavoro. La mamma e il papà non giocavano mai con lei, interagivano e comunicavano poco con i figli, o almeno solo un po' con il fratello perché, a detta di C., era più piccolo e quindi più bisognoso di affetto.
C. ricordava un'infanzia ed un'adolescenza piene di solitudine e tristezza, che si sarebbe portata dietro negli anni a venire.
Il fratello di C., che ora aveva 39 anni, viveva ancora con i suoi, non aveva un legame affettivo fisso e chiedeva soldi e favori sia ai propri genitori che alla sorella, la quale lo disapprovava arrabbiandosi, ma che gli andava incontro, mentre i genitori cercavano di giustificarlo qualunque cosa facesse.
Risultò evidente che C. avesse sviluppato un disturbo d'ansia, sia per la situazione verso la propria famiglia di origine, che per la propria obesità, che la costringeva e la opprimeva in un corpo che non concepiva più.
Gli episodi di ansia le permettevano comunque di avere tutta l'attenzione di cui aveva bisogno dal proprio marito e dai colleghi di lavoro.


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