Bacherini A. M. - Bambini in adozione e riflessi relazionali
Attualmente viene riconosciuto lo stesso valore alla filiazione ed alla genitorialità adottiva, rispetto a quella naturale. Infatti, la maternità e la paternità non si identificano semplicemente con la procreazione biologica. Al tempo stesso, viene riconosciuto il dato che i genitori naturali (scomparsi o fantasmatici), possano mantenersi presenti nel mondo interno del bambino.
Per contro, si è, purtroppo, incoraggiata la spinta nei genitori adottivi, ad identificarsi quali genitori “unici” e di conseguenza la loro difficoltà ad accettare la realtà di un passato e di genitori preesistenti.
L’adozione rappresenta un evento critico, o di passaggio, nella storia di una coppia. Non è un evento normativo; è suscitato dalle attese che la precedono e l’accompagnano, che daranno un’impronta a tutto il processo evolutivo della coppia. La coppia adottiva ha un ciclo vitale diverso da quelle “biologiche”: le sue peculiari tappe di sviluppo ne rendono più complessa la storia, che comprende anche la ridefinizione dei ruoli e degli affetti nel contesto parentale, amicale e sociale. Quando siano presenti motivazioni profonde ed intense entra in gioco la frustrazione conseguente al non poter costruire una propria famiglia, unita al timore di non potersi sperimentare nel ruolo di genitori.
Nelle gravidanze naturali il mito arcaico della famiglia prevede il riconoscimento reciproco nel viaggio verso la genitorialità, attraverso la gestazione o l’attesa. Nel caso dell’adozione, quest’ultima diviene quella dei tempi che precedono la consegna. Se la fase della gestazione è caratterizzata da fantasie e da percezioni fisiche e psichiche del nascituro, il periodo che precede l’incontro adottivo è invece segnato dalla indeterminatezza e dalla tensione organizzativa, dai controlli e dalla preparazione all’assunzione del ruolo.
Secondo Anna Maria Bacherini, l’adozione è un evento complesso. Un genitore adottivo potrà considerarsi fortunato se questa esperienza lo indurrà a guardare nel profondo delle sue motivazioni e delle sue paure, e sperimentare come l’attaccamento prenda vita grazie ad interazioni positive e come l’ambiente sia rilevante per lo sviluppo di un figlio (Winnicott, 1970).
Con l’inizio dell’esperienza genitoriale i coniugi adottivi dovranno rinegoziare la loro relazione: rivedere i rispettivi ruoli, pianificare i livelli di responsabilità, adeguarsi ai bisogni del bambino. Questo processo si svolge in modo spontaneo, ma capita che si provino dubbi e inquietudini.
Con l’adozione si attiva una situazione delicata: sia il bambino, sia i suoi genitori adottivi dovranno confrontarsi con lo strappo, la separazione e la perdita del legame di attaccamento originario.
Nei genitori adottivi possono emergere insicurezze circa le proprie capacità di saper gestire la nozione riguardante il fatto che l’abbandono e la separazione in questi bambini possano aver costituito esperienze e vissuti traumatici.
Anche nel caso dell’adozione, con lo sviluppo dell’attaccamento del piccolo verso il genitore, emerge anche il legame d’attaccamento del genitore verso di lui.
Ormai è noto che un legame d’attaccamento non si forma solo grazie a fenomeni ormonali, ma anche attraverso il modo reciproco di rispondere alle sollecitazioni e ai messaggi; sappiamo che i bambini si attaccano affettivamente solo alle persone da cui possono trarre sensazioni di benessere.
E’ importante sottolineare come il genitore adottivo oltre a dare un nuovo assetto alla vita del bambino, fornendogli una base sicura, sia chiamato, quando necessario, anche a tenere conto della sua storia, aiutandolo in tal caso, a riorganizzare i dati della sua vita precedente, sia sul piano cognitivo che su quello emozionale.
Il bambino può serbare dei ricordi o sviluppare delle fantasie sul suo “prima”, specie quando i suoi tratti somatici lo porteranno a cogliere le differenze con i genitori adottivi. Questi ultimi dovranno riuscire a far convivere in lui entrambe le sue appartenenze. In questi termini, l’adozione dovrebbe essere inquadrata anche sulle dimensioni storico biologiche del bambino. Appare corretto far si che il figlio, prima o poi, e se lo vorrà, possa accedere alle proprie origini e alla sua storia.html/body/p[3]