Io sono ciclotimica
Una paziente bipolare mi raccontò come fosse difficile per lei condurre un'esistenza normale.
Durante i nostri colloqui, mise in evidenza il proprio disagio, esplicitando come fosse complicato gestire le relazioni interpersonali. Nelle fasi maniacali, si sentiva attiva, dormiva poco, parlava molto, iniziava varie attività non portandone mai a termine nessuna e mostrava un comportamento disinibito.
Le continue fluttuazioni dell'umore, che la innalzavano negli episodi maniacali e la buttavano sotto terra, durante quelli depressivi, non le avevano permesso di intrattenere significative relazioni amicali; infatti, durante il corso dell'adolescenza e dell'età adulta aveva perso quasi tutte le amiche che aveva.html/body/p[3]
Le relazioni sentimentali non erano certo andate meglio: dai 20 ai 36 anni, questa giovane donna aveva cambiato partner con la facilità con cui si cambiano un paio di scarpe. Iniziava una storia e la terminava generalmente dopo pochi mesi. Mi diceva che avrebbe voluto un legame vero e che non si era mai sentita coinvolta da nessuno. Ma la voglia di buttarsi in nuove relazioni, sostituendo le precedenti, nasceva dalla volontà di non entrare mai veramente in intimità con nessuno, di non legarsi a nessuno.
I rapporti con la famiglia d'origine non erano certo idilliaci, specialmente nelle fasi depressive, in cui la donna appariva piena di rabbia e risentimento verso se stessa e verso le figure di riferimento.
La maggiore preoccupazione di questa donna consisteva nella constatazione della propria impotenza: non si era mai sentita appagata e realizzata. Aveva vissuto quasi sempre nell'angoscia e nella frustrazione. "Ogni volta che ho provato a costruire qualcosa, la malattia lo ha demolito".
La situazione lavorativa era problematica: per alcuni anni aveva svolto un lavoro che non le piaceva. Mi raccontò che avrebbe voluto diventare Psicologa, se non altro avrebbe potuto comprendere appieno come si sentano le persone affette da disturbo bipolare.
Il caso di questa donna è un esempio di cosa significhi vivere con una malattia "invalidante".