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Un grave incidente

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Questo è il caso di F., un giovane di 25 anni, in crisi per il suo rapporto con la famiglia di origine.

F., appena laureatosi, aveva trovato un buon lavoro, ma non aveva ancora la possibilità di andare a vivere da solo. Da qualche mese frequentava una ragazza che gli piaceva molto. Il rapporto con i genitori non era mai stato dei migliori. Aveva una mamma che lo opprimeva e lo controllava. Non gli aveva mai lasciato spazio e libertà.
Il padre, invece, si comportava in maniera diversa: non avevano dialogo e quando erano vicini, litigavano per banalità.
F. soffriva molto per questo rapporto: da un lato, una madre controllante, dall'altro un padre periferico e distaccato.
Sin da bambino F. aveva vissuto la sua condizione di solitudine in una famiglia che non lo aveva mai approvato e incoraggiato in nessun cammino avesse scelto e intrapreso.
F. aveva un fratello maggiore che, a differenza di lui, si rapportava in maniera più chiara e rispettosa con i genitori. Veniva considerato e accettato. Il fratello di F. non si era mai laureato: dopo la scuola superiore aveva iniziato a lavorare ed era andato a vivere da solo. I suoi genitori non si erano mai intromessi e lo avevano lasciato libero di scegliere ciò che più desiderava.
F. non comprendeva il motivo per cui i suoi genitori adottassero una distinzione così netta nel modo di comportarsi nei suoi confronti ed in quelli del fratello maggiore.
Dopo alcuni colloqui, parlando dell'infanzia, F. racconto di aver avuto un grave incidente: all'età di 5 anni venne investito da un auto. Stette ricoverato molti mesi all'ospedale. Aveva dei ricordi sfuocati sull'accaduto: gli avevano detto che era stato investito da un pirata della strada. All'epoca, la sua mamma era incinta del terzo figlio, ma poche settimane dopo aborti. I ricordi più vividi erano i pianti e la disperazione di sua madre e gli attacchi di rabbia del padre.
Fu semplice comprendere che sua madre, per il dolore di aver abortito e per l'angoscia di avere il proprio figlio all'ospedale in grave pericolo, divenne iperprotettiva nei suoi confronti e con gli anni non si staccò mai da questo modo di comportarsi.
Il padre, viceversa, un po' per carattere ed un po' per avergli attribuito a livello inconscio la colpa e la responsabilità dell'aborto della moglie, adottò un atteggiamento freddo e colpevolizzante nei suoi confronti.


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